Dopobarba & ciliege

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Gino De Nardis Koa y Lampone,  per gli amici Ginetto, era un uomo che non amava gli eccessi, bensì il senso della misura gli era più congeniale. Era quanto mai misurato poi nella gestione del denaro. Guadagnava poco, anzi direi non molto, ma se vogliamo dirla tutta guadagnava mica tanto e risparmiava su tutto.  Di pantaloni e scarpe un paio per l’inverno e uno per l’estate. Cinema niente, ristoranti o pizzerie neanche anzi aveva deciso, compiuti i 40 anni, che non si sarebbe più fidanzato perché la ragazza é un impegno anche economico, bisogna questo, bisogna quello… Attorno ai trentacinque ne aveva trovata una come lui, misurata e attenta su tutto, ma Ginetto De Nardis eccetera non era contento ugualmente giacché si sentiva in colpa. Un uomo che é un uomo non deve far mancare certe cose alla donna, e neppure alla ragazza.   Del suo carattere v’ho quindi detto ma non vi ho ancora informato che anche stavolta alla regola, come sotto ogni latitudine nel mondo, si accompagnava un’eccezione. Due sole cose avevano il potere di emergere sul grigio orizzonte della sua vita, due sole cose sulle quali aveva deciso di non risparmiare, due sole erano per lui come un una luce nella notte: infatti Il buio tunnel del risparmio in cui volontariamente aveva scelto di vivere aveva due aperture, come ogni buon tunnel, da cui dardeggiava luce e non importa fosse notte o giorno, dato che questa è solo una metafora.

Due sole cose, dunque: dopobarba e ciliege.

Di dopobarba ne aveva ormai una collezione, li sceglieva di buona marca, anche costosi, a volte esotici quando li trovava. Li comprava, li usava una volta sola dopo la rasatura e poi li cambiava. Non che si stancasse, é che col tempo il rito della rasatura si era come venuto a costituire come un cerimoniale.

Quando doveva sbarbarsi apriva l’armadietto e ne estraeva una quindicina di tipi diversi;  quindi li allineava davanti allo specchio e prima di scegliere quello giusto li annusava estasiato uno per uno. Dovete immaginare qualcosa di simile ad un uomo ricco di tesori che affonda le mani con voluttà nello scrigno dei preziosi  accumulati negli anni.  Una volta aveva pensato che avrebbe dovuto arrivare a possederne 365 di dopobarba con uno in più di scorta per gli anni bisestili, ma considerò che questa era in qualche modo una regola e come tutti sappiamo é la regola ad avere un’eccezione, non il contrario.

Per le ciliege andava pazzo, sopra la testata del letto aveva un’enorme cartina geografica in cui aveva evidenziato con una bandierina rossa ogni località in cui si teneva annualmente una sagra della ciliegia. Ne comprava chili e chili, cassette, cesti, panieri, canestri e la domenica dedicava tutta la giornata, pranzo e cena solo alla ciliegia, che per lui era il più bel dono che il creato aveva fatto al Ginetto.

La sua povera mamma gli aveva sempre raccomandato di non esagerare e alla fine si era anche un pò preoccupata per quella sua passione: che non fosse del tutto  innocente… ma innocente lo era, era solo un pochino smodata, ecco tutto. Però questo preoccuparsi della sua povera mamma quand’era in vita e delle sue poche fidanzate quando lo frequentarono aveva fatto nascere in lui, al cospetto della ciliegia, un certo fare furtivo che un dì aveva richiamato l’attenzione del vicino della casa di fronte, un finanziere in pensione, anche lui preso dalle abitudini di carattere contratte quand’era più giovane.

L’ex finanziere con ragione comprendeva che qualcosa di poco normale accadeva in quell’appartamento e rispolverò i suoi preziosi strumenti di rilevamento acustico e visivo per scoprire il motivo di certe stranezze. In realtà pur vedendo ballare il Ginetto tutto nudo in salotto vestito solo di ciliege nonostante complesse riflessioni non s’era spiegato quale fosse il reato in questione, così concluse che quel pover’uomo era solo pazzo.

Il Ginetto però non era pazzo, era solo felice, e lo era in particolar modo da maggio a giugno.

Era così felice che una volta volle provare a unire le sue due passioni e ingurgitò il dopobarba stupendosi che era molto liquido e non c’erano noccioli da sputare.  Siccome il Ginetto era un tipo che  imparava dai propri errori capì che le due cose dovevano viaggiar distinte: il dopobarba quando voleva sentirsi uomo e le ciliege quando voleva tornar fanciullo.

p-giovanni-emergenti

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