Un disco per l’Estate.

disco estate

Un piccolo VADEMECUM dei dischi più adatti per il grande caldo dovrebbe essere saggiamente preceduto da qualche avvertimento circa i dischi di cui conviene rimandare l’ascolto ad altra stagione:

Evitare i Doors e soprattutto Hendrix, direi tutta la produzione tranne Raimbow Bridge, ma anche il rock pesante: black metal, heavy metal, l’hardcore, il garage, il terror, sia quello di oggi sia quello di ieri. Niente Black Sabbath, Deep Purple, AcDc e compagnia cantante, ma anche quello più freddo e intellettuale tipo Talking Heads che è troppo accelerato e serrato, non scandisce adeguatamente il tempo estivo che invece tende a rallentare le funzioni cognitive della persona umana.

Meglio stare su sonorità più dilatate, restando sul classico, direi che i Pink Floyd generalmente si adattano bene. Se siamo alla ricerca di qualcosa di particolarmente rinfrescante consiglio Kitaro, l’ho provato l’estate scorsa ed è perfetto. L’elettronico è in genere molto rinfrescante: un altro disco veramente okay per l’estate è Before and After Science di Brian Eno; anche Philp Glass è ottimo ma non fate l’errore di credere che lo sia tutta  l’elettronica, quella di Vangelis è dilatata ed espansa solo in apparenza, Vangelis vuole dire troppe cose, è una compagnia pesante, meglio tenerlo per l’inverno.

Evitate con cura se potete anche Pino Daniele e poi Caparezza e tutti i rappettari tranne Fibra, eccezione che conferma la regola, Fibra è sempre fresco e guizzante. No ad Al Bano, no a Gigi d’Alessio, e no anche a Ligabue, che fa canzoni che attirano le mosche, sì invece a Umberto Tozzi e a Lorenzo Giovanotti.

Si a Bobby Solo, si e ancora si a Mario Biondi che ha un vero talento nella scelta dei dopobarba. Gino Paoli vi può essere di conforto solo se  avete un appuntamento importante e non trovate parcheggio da due ore.

Zucchero Fornaciari è troppo estivo di suo per andar bene d’estate. Battiato per alcune cose è concio al gran caldo; ricordo Cuccuru-cucù Paloma o gli Uccelli.

Sulla Pausini non mi esprimo mentre sconsiglio vivamente Tiziano Ferro, non va bene nè d’estate, né d’inverno, ma nemmeno in autunno e primavera.

Nek, Raf e Pupo dimenticateli, non è difficile. Destinate all’autunno-inverno anche David Bowie e tutti i John: John Cage, John Elton, John Mayall con l’eccezione di John Martyn il cui disco Solid Air è assolutamente torrido e notturno: riflessi rallentati, pericoli in agguato, sogni infranti, amarezza,  accidia, pigrizia ed iracondia: é perfetto. Non dissimile Blue Valentine di Tom Waits.

Paolo Conte è un discorso a parte, dato che ha composto molte canzoni stagionali: Parigi, La donna d’inverno e gli impermeabili sul lato invernale mentre sull’altro troviamo alcune delle più belle estive italiane di sempre come un gelato al limon, una giornata al mare, onda su onda e la canzone estiva per antonomasia: azzurro.

Nel nostro beneamato paese c’è poi una congerie di mezze tacche che grazie all’estate, anzi grazie alle grazie dell’estate hanno piazzato lì dei pezzi che hanno garantito loro la pagnotta per tutta la carriera, per’altro mediocre: Piero Focaccia, Mario Tessuto, Drupi. Farebbe parte del gruppo anche Fred Buongusto che però mi è sempre piaciuto molto; lo preferivo a tutti gli altri cantanti da night o piano bar perché somigliava un casino al caporale Agarn dei Forti di Forte Coraggio.

Tornando ai forestieri,  freschissimi abbiamo i Velvet Underground, che anche quando non sono freschissimi sono concepibili solo d’estate e possibilmente in città, possibilmente strippati.

Tra i nordamericani Leonard Cohen va benissimo sia d’estate sia in inverno inoltrato, meno adatto alla mezza stagione; anche Stan Ridgway che è bravissimo andrebbe bene ma è troppo contento d’essere se stesso e la cosa si sente e da fastidio.

Tranne il primo bellissimo disco solo di Mc Cartney, (Junk, Maybe I’m amazed, Every Night…) per quanto riguarda i I Beatles non mi pare che l’estate sia la loro stagione migliore, meglio i Rolling di Black and Blue oppure di Let it bleed, completamente inservibile in altri periodi dell’anno.

Su Manu Chao stendo un velo pietoso, se lo sentite dopo esser tornati de un viaggio in Sudamerica vi resta appiccicato che non riuscite più a staccarlo via.

Come dischi buonissimi per le temperature da metà giugno a metà agosto consiglio caldamente Tutu di Miles Davis, Paris Texas di Ry Cooder, Harvest di Neil Young, talmente estivo da sconsigliarsi a chi soffre d’allergie. La musica Dub, Adrian Sherwood e Berg sono anche delle buone soluzioni estive, tra i classici Chico Barque è bello ascoltarlo in mutande così come Burt Bacharach, mentre a bordo piscina e in abito da sera suggerirei un malandrino Harry Mancini o anche un John Barry del ’64 o del ’69 (Midnight Cowboy).

No netto a tutta la musica Prog: no no e no. Anche qui vale un eccezione: un capolavoro rigenerante: Three Friend dei Gentle Giant.

Gli U2 così così, un pò come la sangria, rinfrescano sulle prime poi ti danno la botta, i Creedence Clearwater oppure Maria Callas danno una freschezza più persistente.

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